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Lettera aperta a Marco Travaglio, di Paolo Barnard

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Messaggio  Silvia Gio Giu 05, 2008 9:07 pm

Caro Travaglio, io ho le prove che tu non sei libero. Non mi dilungo,
te le espongo in breve e ti assicuro che non sto parlando del fatto
che, ad esempio, tu ti rifiuti di parlare di temi come il Signoraggio
bancario, nonostante esso sia una piaga aberrante artificiosamente
inflitta alla vita di ogni singolo italiano, che ne paga un prezzo
altissimo.
No, Marco, parlo di altro. Tu non sei libero perché tu
oggi sei una Star; perché sei in prima serata TV ogni settimana e
proprio nel luogo dove secondo te “…chi non ha il guinzaglio in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha”;
perché sei lì anche tu, col trucco di scena, con i riflettori sparati
su di te, col megaschermo dietro le spalle che amplifica il tuo verbo;
perché giri l’Italia fra il tripudio dei fans club, che ti adorano;
perché sei un’Icona. Tutto questo è Potere, è meravigliosamente forte,
è oppio. Una volta assaporato, non se ne può più fare a meno. E
allora Marco, quando dovesse capitarti di scorgere qualcosa che non va,
e proprio nelle strutture che ti garantiscono quel Potere,
quell’inebriante vivere, quel tuo oppio, e intendo una
stortura, magari proprio del marcio, un’omertà, o la negazione di un
qualsiasi principio morale o di un diritto, tu che faresti Marco? Lo
denunceresti? Spareresti cioè un siluro alla base stessa delle fonti
della tua inebriante fama? Li manderesti a gambe all’aria assieme a
gran parte del tuo status di celebrity? Cioè svergogneresti e
denunceresti chi ti trasmette e il loro megaschermo? Chi ti pubblica
ogni parola senza fiatare? Chi ti amplifica nelle piazze dei centomila?
Chi ti fornisce il tuo oppio? Oppure chiuderesti un occhio? E
magari anche tutti e due? Perché lo sai bene come reagirebbero alla tua
denuncia: sarebbe rancore, veleno, isolamento per te, cellulari che non
ti rispondono più, inviti che non ti arrivano più, amici che, ops, non
ci sono più, il tuo volto che scompare dagli schermi e dalla memoria.
Te lo dico io, caro Marco: tu li chiuderai gli occhi. E sai perché? Perché una volta assaporata la fama, lo stradom, e cioè il Potere, non se ne può più fare a meno. Dall’oppio
non ci si stacca, dal Potere neppure. Tu non torni Guarino, Staiano,
Ferrieri, e cioè uno per cui la TV è un oggetto del salotto, spenta più
spesso che no, e non un palcoscenico fondamentale. Tu non torni uno da
serate con 23 spettatori a chiacchierare pacatamente di un libro da
2000 copie se va bene, forse due autografi alla coppia di pensionati
all’uscita. Tu non potresti più oggi vederti oscurato a 360 gradi e
sepolto nella dimenticanza del grande pubblico. Non ce la faresti. E
allora tu chiuderai gli occhi all’occorrenza, eccome che li chiuderai,
e non sei più libero.
Io non so se ti è già capitato di abdicare
così alla tua libertà e alla missione di libero informatore; forse sì,
forse non ancora. Ma ti porto un esempio dove questo è già accaduto,
accaduto a una persona a te vicina, che tu stimi, a un’altra ‘paladina’
della libera informazione a mezzo stardom: Milena Gabanelli. Come te lanciata da quell’emittente pubblica dove, secondo le tue stesse parole, “ci
può essere qualcuno che ha il guinzaglio ed è pure bravo, è difficile,
ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve essere
controllabile e ciascuno deve essere prevedibile, ciascuno deve avere
qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie
forze e delle proprie gambe lì dentro non ci si entra
”. Come te adorata, presente sulle riviste patinate, premi a profusione, fama, tanta… oppio.
Ebbene quando nel 2004 Milena Gabanelli si trovò a dover scegliere fra
l’adesione al principio sacro della difesa della libertà di
informazione, con i rischi tremendi che essa comportava per la sua
fulgida carriera, o la difesa di quest’ultima, ella chiuse entrambi gli
occhi, senza esitazione, né rimorso, né patema alcuno. E gettò alle
ortiche la sua missione di ‘paladina’ del coraggio televisivo, per
assecondare proprio le fonti del suo Potere, della sua celebrità, del
suo oppio. In collusione con l’editore RAI, partecipò a uno dei
peggori casi di Censura Legale che si ricordi, e ancora oggi vi
partecipa, ovvero un colpo al cuore della libertà d’informazione in
questo Paese. Proprio lei.
Concludo Marco. Con dei nomi e tre domande.
Ivan
Illich, Noam Chomsky, Howard Zinn, John Pilger, Rachel Corrie… Giovanni
Ruggeri, Giorgio Ambrosoli, Corrado Staiano, Ilaria Alpi, Peppino
Impastato… Li hai mai visti in prima serata RAI, CBS o FOX, ogni
giovedì, tutto l’anno, primo piano, trucco di scena, megaschermo alle
spalle?
Sono mai sopravvissuti per 20 anni in RAI, CBS o FOX,
scalando i gradini della carriera per poi posizionarsi in prima serata
sei mesi all’anno, pubblicità e inserzionisti al seguito, editoriali su
riviste di prestigio?
Hanno mai tuonato dalle piazze di Roma, New
York o Los Angeles, al culmine di tourné teatrali con biglietti
prezzati alla Rolling Stones, e fulmineamente impacchettate in Dvd,
libri, compilations, pronta vendita su carta di credito?
Sono mai
stati tutto questo, Ivan Illich, Noam Chomsky, Howard Zinn, John
Pilger, Rachel Corrie, Giovanni Ruggeri, Giorgio Ambrosoli, Corrado
Staiano, Ilaria Alpi, Peppino Impastato?
No.
Il coraggio di chi è veramente libero porta altrove, lo si trova altrove, mai lì dove sei tu. Pensaci Marco.
Cordialmente,
Paolo Barnard

Silvia

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